sabato 14 dicembre 2013

L'ultimo spettacolo



Padova, Palageox
14 dicembre 2013




"Ascolta, ti ricordi quando venne
la nave del fenicio a portar via
me, con tutta la voglia di cantare
gli uomini, il mondo, e farne poesia...
con l'occhio azzurro io ti salutavo,
con quello blu io già ti rimpiangevo,
e l'albero tremava e vidi terra,
i Greci, i fuochi e l'infinita guerra
li vidi ad uno ad uno
mentre aprivano la mano
e mi mostravano la sorte
come a dire "Noi scegliamo,
non c'è un Dio che sia più forte"
e l'ombra nera che passò,
ridendo ripeteva no...



Ascolta, ero partito per cantare
uomini grandi dietro grandi scudi,
e ho visto uomini piccoli ammazzarre,
piccoli, goffi, disperati e nudi...
laggiù conobbi pure un vecchio aedo
che si accecò per rimaner nel sogno,
con l'occhio azzurro invece ho visto e vedo,
con l'occhio blu mi volto e ti ricordo...

Ma tu non mi parlavi
e le mie idee come ramarri
ritiravano la testa
dentro il muro, quando è tardi
perché è freddo, perché è scuro:
e mille solitudini
e i buchi per nascondersi...

E ho visto fra le lampade un amore:
e lui che fece stendere sul letto
l'amico con due spade dentro il cuore,
e gli baciò piangendo il viso e il petto...
e son tornato per vederti andare,
e mentre parti e mi saluti in fretta,
fra tutte le parole che puoi dire
mi chiedi "Me la dai una sigaretta?"

Io di Muratti, mi dispiace, non ne ho
il marciapiede per Torino, sì lo so;
ma un conto è stare a farti un po' di compagnia,
altro aspettare che il treno vada via,
Perché t'aiuto io ad andare non lo sai,
sì, questo a chi si lascia non succede mai,
ma non ti ho mai considerata roba mia,
io ho le mie favole, e tu una storia tua

Ma tu non mi parlavi
e le mie idee come ramarri
ritiravano la testa
dentro il muro, quando è tardi
perché è freddo, perché è scuro...
E ancora solitudini
e buchi per nascondersi...

E non si è soli quando un altro ti ha lasciato, 
si è soli se qualcuno non è mai venuto
però scendendo perdo i pezzi per le scale,
e chi ci passa su, non sa di farmi male.
Ma non venite a dirmi adesso lascia stare
o che la lotta deve continuare,
perché se questa storia fosse una canzone
con una fine mia, tu non andresti via.

Roberto Vecchioni, L'ultimo spettacolo

photo by isi

domenica 27 ottobre 2013

Dal Belgio

20 ottobre 2013, Bruges






21-26 ottobre 2013, Brussel






photo by isi

mercoledì 9 ottobre 2013

Vajont 50 anni

"Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d'acqua e l'acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. 
Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi."
Dino Buzzati


mercoledì 2 ottobre 2013

Μήδεια – Medea Metamorfosi

"Perché questa Medea? Perché volevo tornare lì, nei miei suoni: io milanese e veneta, e quella lingua di terra nel Lago di Garda che è Sirmione divide la Lombardia dal Veneto e unisce la mia storia. Sentivo i suoni che mi hanno accompagnato e quella musica trasformata sulla roccia del lago da Franca Grisoni è diventata la mia Medea. Medea straniera, sola, devastata, resa cieca e brutale da un dolore che non si può dire con parole ordinarie. Rivive l’incubo della sua storia che la porterà alla pietas, riconoscendosi in tutte le madri: dal fondo ritornano le voci dei figli, e fanno paura le loro domande che cadono nel vuoto. Loro/noi ingannati, manipolati, privati di regole e di identità, ottimi schiavi. Cambiare il destino. Forza e fragilità si mescolano. Lavoro giocato sull'aspra sonorità di una lingua prima, antica, barbara, e sulla potenza della voce, che libera nello spazio della scena tutta la rabbia del tradimento subito e della lucida vendetta ad eliminare l’intero seme di una umanità corrotta."
(dal sito del Teatro Stabile del Veneto)

Μήδεια – Medea
Metamorfosi

testo originale Franca Grisoni
musiche Michele Braga e Enrico Fiocco
luci Federico Fracasso
foto Corrado Ceron
regia, scena e drammaturgia Patricia Zanco e Daniela Mattiuzzi

con
Roberta Guidi, Alessandro Sanmartin, Daniele Preto, Valentina Dal Mas, Andrea Dellai, Eva Gomez de Los Monteros, Patricia Zanco,

sabato 28 settembre 2013

MuSe Museo delle Scienze

Trento, MuSe Museo delle Scienze


Mai divertita tanto, in un museo!

photo by isi

sabato 21 settembre 2013

Quel lago d'estate 2013



Lui stava lì, il lago, a guardare. Guardava e non commentava, ma sapeva, eccome se sapeva!


Sapeva tutto, aveva visto tutto. Sapeva il passato, sapeva il presente e forse, dietro quel sorriso sornione, sapeva anche il futuro.
Era stato tiranno ed era complice. Aveva maledetto e ora benediceva. Aveva pianto, quanto aveva pianto! e poi, di nuovo, riso.


Ma ora taceva. Guardava. E non commentava. Però sorrideva. Forse sorrideva. O forse no.

Daniele Silvestri, L'autostrada


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martedì 27 agosto 2013

Ferite a morte

Femminicidio: violenza estrema da parte di un uomo verso una donna, perché é donna.
(Diana Russel, sociologa)



Verona, Teatro romano
In scena:
Serena Dandini, Maura Misiti, Lella Costa, Sonia Bergamasco, Orsetta De’ Rossi, Tiziana Valpiana,
Daniela Scalia, Gigliola Cinquetti, Chiara Galiazzo, Marisa Mazzi


photo by isi

mercoledì 21 agosto 2013

Montagne

Domenica 18 agosto 2013
Museo nelle nuvole
Passo Cibiana - Monte rite, Belluno


Mercoledì 21 agosto 2013
Tre Cime di Lavaredo
Belluno



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domenica 4 agosto 2013

Memorie di una guerra fredda che fu

Passo Coe, Folgaria
BASE TUONO
i testimoni della guerra fredda


Una preziosa testimonianza di un tempo che fu, ma fa parte di un passato vicino a noi.
Un museo che tutti dovremmo visitare, chi per non dimenticare, chi per capire cosa è stata la Guerra Fredda per il nostro Paese.

Base tuono


photo by isi

Telefonia (im)mobile



photo by isi

sabato 13 luglio 2013

Lorenzo negli stadi

Ore 21.00 - Il concerto inizia, sotto un cielo che per tutto il giorno ha promesso una serata calda, da un paio d'ore è andato rannuvolandosi e solo da poco è iniziata una pioggia fine e pungente. Ma forse smette... dai che smette!


Ore 21.30 - Dopo aver cantato le prime canzoni sotto una pioggia che via via si è fatta torrenziale, Lorenzo dichiara la sospensione temporanea del concerto, in attesa di vedere come si mette la serata.
Che si fa? si va, si resta? la pioggia è forte, aspettiamo, tanto per arrivare alle navette per la città ci laveremmo... aspettiamo... magari... magari smette, no?


Il prato si svuota, ormai è un grande lago. Quanti erano nel prato si riparano sulle tribune, sotto gli ingressi. Si attende, sempre più scorati: la pioggia non smette, gli annunci tardano perché - scopriremo nei giorni successivi - gli altoparlanti non funzionano, tutto l'impianto elettrico e audio è compromesso.
Restiamo qui, dai... c'è anche Morandi, poco sopra di noi, come non cantare Scende la pioggia?


Ore 23.30 - La pioggia è scemata. Escono. Sì escono, hanno rimontato gli strumenti, il concerto riprende! un po' freddo, all'inizio: siamo stanchi, infreddoliti, le ossa rotte dall'umido, l'animo compromesso dalla lunga attesa e da questa serata che...
Che è magnifica! perché lui è bravo, lui è un professionista: voce e strumenti e tanta grinta - gli effetti speciali non si possono usare, lo schermo é andato, l'impianto audio gracchia e fischia - e alla terza canzone il pubblico è riconquistato. In piedi, a cantare a saltare.
Per fare di una serata rovinata una grande serata, ci vuole pioggia vento e sangue nelle vene!


Jovanotti, Tensione evolutiva


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venerdì 12 luglio 2013

Immenso Mark!


Piazzola sul Brenta, Padova
12 luglio 2013



What it is
Corned beef city
Privateering
Father and son
Hill farmer's blues
I dug up a diamond
I used to could
Romeo and juliet
Gator blood
Postcard from Paraguai
Marbeltown
Speedway at Nazareth
Telegraph road
Our Shangri-La
So far away




photo by kirpega

domenica 12 maggio 2013

Auguri mamma!


Pietro Bembo e l'invenzione del Rinascimento
Padova, Palazzo del Monte di Pietà

mercoledì 24 aprile 2013

La torre d'avorio


Si esce da teatro con tante domande. Tutte senza risposte.


autore Ronald Harwood
traduzione Masolino D'Amico
scene Andrè Benaim
costumi Chiara Ferrantini
luci Pasquale Mari
regia Luca Zingaretti

con
Luca Zingaretti
Massimo De Francovich
Peppino Mazzotta
Gianluigi Fogacci
Elena Arvigo
Caterina Gramaglia

martedì 2 aprile 2013

The elephant man

I am not an elephant! I am not an animal! I am a human being! I ... am ... a ... man!

venerdì 29 marzo 2013

... e il passato nel cuore

Come quando entri un locale, dopo essere stata in giro tutto il pomeriggio con un paio di amiche, perchè anche se è una giornata assurda, continua a piovere da giorni, con loro stai bene, loro sono le tue amiche, le tue certezze. E non capisci bene come ti senti, oggi era l'ultimo giorno di lavoro, dalla prossima settimana si inizia una nuova avventura...
E giri l'angolo e li vedi lì, nascosti, che ti aspettavano, tutti, sorridenti... all'inizio non capisci, ma quando realizzi che quei sorrisi sono per te, allora ti si apre il cuore! perchè non sono colleghi, quelli, sono amici!


Francesca, Gisella, Bruno, Daniela, Marco, Andrea, Laura, Giulia, Caterina, Roberta, Martina
A voi, Grazie!


photo by isi

venerdì 15 marzo 2013

Col futuro negli occhi...

Oggi ho fatto due firme importanti: la prima, per chiudere un lungo capitolo della mia vita. 
La seconda, per aprirne uno nuovo, con il futuro negli occhi e il passato nel cuore.



photo by isi

giovedì 14 marzo 2013

giovedì 14 febbraio 2013

My Sister


"You are my sister, we were born 
So innocent, so full of need 
There were times we were friends but times I was so cruel 
Each night I'd ask for you to watch me as I sleep 
I was so afraid of the night 
You seemed to move through the places that I feared 
You lived inside my world so softly 
Protected only by the kindness of your nature 


You are my sister
And I love you
May all of your dreams come true
We felt so differently then
So similar over the years
The way we laugh the way we experience pain
So many memories
But theres nothing left to gain from remembering
Faces and worlds that no one else will ever know
You are my sister
And I love you
May all of your dreams come true
I want this for you
They're gonna come true (gonna come true)"
(Antony and the Johnsons, You are my sister)

Antony and the Johnsons, You are my sister

photo by isi

San Valentino

Dedicata ai "miei" Valentini


martedì 29 gennaio 2013

domenica 27 gennaio 2013

Unico corpo


Sarò io le vostre mani, i vostri piedi,
perchè sono solo un uomo...
Solo un uomo... pietra e carne, qui con voi


UNICO CORPO
i giorni di Budapest
Oratorio per soli, voce narrante, coro e orchestra

testo di Gaia Zanini
musica di Alessandro Kirschner

Orchestra e solisti del Conservatorio "A. Buzzolla" di Adria
Coro Mortalisatis
diretti da Alessandro Kirschner

La loro colpa era quella di essere nati


«E’ il rumore sordo del passaggio dei treni la colonna sonora di questo luogo enorme e doloroso che è Museo della Memoria, un lungo tunnel in penombra e cemento armato, proprio sotto i binari della Stazione Centrale. «Un rumore che dovete ascoltare, è il rumore che sentivamo noi, ammassati nel buio di questi stanzoni». Il cuore rallenta e la testa cammina tra quei vagoni piombati che aspettano minacciosi sui binari morti mentre Liliana Segre, 82 anni racconta il film, vero, di una tragedia che qualcuno cerca ancora di minimizzare.
Aveva 13 anni quando una mattina di dicembre venne prelevata da casa insieme a suo padre per essere portata al quinto raggio di San Vittore. Lei, miracolosamente, tornò indietro. Suo padre, no. «Avevamo già passato tanti spaventi, la fuga, la cattura. E poi la carcerazione a San Vittore, così vicino a casa mia. Io ero nata in via San Vittore. Eravamo 5-600 in quei raggi del carcere. Un pomeriggio entrò un tedesco con la lista dei nomi. Sentii il mio, io ero nella cella 202. Ci guardavamo in faccia: anche tu? Anche tu? E non avevo il coraggio di guardare la faccia di mio padre. Non è possibile: siamo italiani, siamo nati qui e ci faranno partire...Eravamo in 500; pensate a questa umanità di madri, bambini, nonni, uomini che esce da San Vittore tra i saluti meravigliosi dei detenuti e della loro infinita umanità, per salire maltrattata sui camion che ci avrebbero portato fin qui, in Stazione Centrale, al binario 21. Si arrivava qui, proprio qui, dove ero venuta tante volte per partire e andare al mare o in campagna, tutti ammassati nel buio, impauriti...Ma non erano solo le Ss che spingevano o urlavano, c’erano anche tanti italiani, i repubblichini, i più zelanti, brutali, pronti a farsi vedere efficienti dai loro alleati.
Poi ci spingevano e dal buio uscivamo in stazione per salire su questi vagoni che venivano sprangati dall’esterno. Immaginatevi come eravamo ammassati, con poca paglia sul pavimento e un unico secchio immondo per i nostri bisogni, che la paura riempiva in fretta.

Ma perché degli uomini hanno fatto questo a dei bambini, anziani, donne incinte? Perché a dei nonni, dei malati, facevano questo? La loro colpa era quella di essere nati.
E così è cominciato quel viaggio verso Auschwitz che io non sapevo nemmeno dov’era. Un viaggio che non parte da qui ma da molto prima di qui. E’ cominciato dalle cancellazioni dei nostri nomi dagli elenchi telefonici, dalle espulsioni dalle scuole, dall’indifferenza.....
Il treno parte e noi vediamo passare città conosciute fino a quando, dopo una settimana, arriviamo ad Auschwitz. Ma come si può immaginare che dalla mia città si arrivi in un luogo del genere? Come si può immaginare tutto questo? E lì è cominciata un’esistenza dove ti dicono “vivrai finché lavorerai”, e tu non sai come ma sopravvivi, diventi scheletro e davanti a te vedi le ciminiere dei forni...Lo sentite questo rumore, questo treno che passa...Ci faceva paura. E’ il rumore giusto per questo posto. Ricordatevene. A me fanno pena quelli che negano, che non ricordano. I promotori della bugia e della menzogna. Ascoltatelo questo rumore.

Poi, dopo tante storie passate là dentro, in fondo tutte senza senso, ti accorgi che stranamente ce la fai, ce l’hai fatta. E torni, da sola. Nella Milano degli indifferenti. Io incontravo le amiche, le mie ex compagne di classe che mi chiedevano: “Ma come mai? A un certo punto sei sparita, non ti abbiamo vista più...”.
Oggi ho 82 anni e francamente non credevo che sarei riuscita a vedere questo luogo, questo Museo della Memoria. Io non ho più parlato per più di 40 anni di quello che mi era successo. Poi, 10 anni fa, abbiamo deciso questa sfida, abbiamo deciso che era giusto ricordare. Non è stato un percorso facile o in discesa. Ma sei milioni di morti potevano essere dimenticati se non si fosse voluto costruire un luogo del genere.
E adesso, ognuno di voi cerchi per un secondo di immedesimarsi in ognuna di quelle persone, di quei 605 milanesi che furono deportati per la sola colpa di essere nati». Era un giorno freddo, un giorno così. "Era il 31 gennaio del 1944"»
Liliana Segre, 82 anni, tra i sopravvissuti dei 605 che il 30 gennaio del ’44 dal carcere di san Vittore furono portati nei campi di sterminio (da La Stampa, 27 gennaio 2013)

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sabato 26 gennaio 2013

Mezza età

"Mezza età: è quello stadio della vita in cui hai raggiunto la cima della scala,
e ti accorgi che era appoggiata al muro sbagliato"
(Joseph Campbell, The hero's journey, cit. in F. Rampini, Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo)

venerdì 25 gennaio 2013

La migliore offerta

In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico




"Vivere con una donna è come partecipare ad un'asta. Non sai mai se la tua è l'offerta migliore"

mercoledì 23 gennaio 2013

Today

Yesterday is history. Tomorrow a mystery. 
Today is a gift: thats why it's called the present



photo by isi

venerdì 11 gennaio 2013

Medea, per sempre

Mariangela Melato
19.09.1941 - 11.01.2013


giovedì 10 gennaio 2013

Raro e prezioso


Padova, Palazzo del Bo
Aula Magna "Galileo Galilei"
Laurea honoris causa in Scienze dello Spettacolo e della Produzione multimediale a Marco Paolini
"Un riconoscimento raro e prezioso per un personaggio raro e prezioso"

photo by isi