lunedì 27 febbraio 2012

The Artist (2)

C I N Q U E ! ! ! ! !
miglior film
miglior regia a Michel Hazanavicius
miglior attore protagonista a Jean Dujardin
(primo attore francese e conquistare la statuetta di primo attore)
miglior trucco
miglior colonna sonora



martedì 21 febbraio 2012

Risponde!



"Scusa eh, ma Giuseppe sta in un'età difficile... Risponde!"


lunedì 13 febbraio 2012

Papà

2002 - 2012

Dieci anni.
Nei quali mi sei mancato in ogni momento.
E in ogni momento ti ho avuto accanto...
Tenaciter ac fideliter


sabato 11 febbraio 2012

Storia di Argo

10 febbraio: Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata

Cercavo la storia, una storia di cui poco o nulla conoscevo. E sullo scaffale di una grande libreria del centro ho trovato questo. Ne conoscevo l'esistenza, era tempo che mi chiamava. Oggi ho ascoltato il suo richiamo.
A casa, l'ho letto d'un fiato. E poi, arrivata alla fine, l'ho riletto ancora.



"Seconda occupazione.
Fu, da principio, un'invasione silenziosa. Cauta e sfrontata nello stesso tempo, poche parole e molti lunghi sguardi obliqui.
Fu come una marea muta e strisciante, e poi una palude nera e poi una distesa di sabbie mobili. Il rischio era a ogni passo e tutto veniva inghiottito senza rumore.
In quel fango viscido fummo risucchiati, io e York".




Non ci sono mai emozioni ostentate, nella vita di Maria Grazia Ciani. Eppure ci sono, le vive, con intensità e trasporto. Ho imparato a riconoscerle, in tutti questi anni, nei suoi sguardi, nei gesti, nelle dimostrazioni di affetto e di stima, nel dolore che sovente l'accompagna, in quel sorriso pieno, nel passo lento lungo il corridoio del Dipartimento, un passo che porta con sé il peso del suo vissuto. Nelle sue presenze e nelle sue assenze. Eppure è una donna lieve, discreta, che passa nella vita di chi le è accanto quasi scusandosi del disturbo.
E questo suo modo d'essere è in questo libro che più di ogni altro sa essere autobiografico: le pagine con poche frasi costruite con raffinatezza, nelle quali ogni parola è studiata e soppesata, frutto della sua incommensurabile maestria. E ampi spazi lasciati bianchi; quel bianco che è cifra dei suoi silenzi. La vita taciuta - eppure vissuta -, la vita che agli altri è dato solo indovinare, se lo vogliono.
"Ma lo schizzo di una bambina e di un cane si può fare, anche infantile e rozzo, e io l'ho fatto, ho tracciato il segno che li ha ricongiunti e li ho lasciati lì, bambina e cane, con la certezza che il gesto era importante e il segno definitivo, che quello era il principio e la fine ma anche un modo, l'unico, di tornare a essere di nuovo insieme, e questa volta inseparabili".
So bene quanto ti sia costato emotivamente scrivere questo libro.
E per questo, non posso che dirti, dal profondo del cuore, Grazie!

(passi tratti da Maria Grazia Ciani, Storia di Argo)

mercoledì 8 febbraio 2012

Tre atti e due tempi

"Ora che le rotonde hanno sostituito i semafori e sottratto al mondo una valida occasione per cacciarsi le dita nel naso..."

"L'esperienza è una cazzata, una cosa che non esiste, un bacio che non sveglia da nessun sonno. È utile per cambiare una lampadina o imbiancare una stanza o prendere un gatto senza farsi graffiare.
Per il resto, è sempre la prima volta.
L'esperienza serve solo a capire in che modo si soffrirà o quanto soffriranno le persone che hai vicino."
(Giorgio Faletti, Tre atti e due tempi)

sabato 4 febbraio 2012

L'imperatore del male

"La medicina... comincia con un racconto. I pazienti raccontano storie per descrivere una malattia; i dottori raccontano storie per comprenderla. La scienza racconta la propria storia per spiegare le malattie."
E proprio come un racconto si dipana, in questo fantastico libro, una storia difficile da narrare: la storia del cancro. Per essere più precisi, la storia degli ultimi 150 anni di ricerche, scoperte, sconfitte, vittorie, passi avanti, ruzzoloni indietro, trovate che hanno sconvolto la scienza e fallimenti; di ricercatori, medici, scienziati, politici, pazienti piccoli e grandi, uomini e donne...
Una trama costruita con saggezza, nella quale ogni microstoria, quale che sia – dalla vicenda di Jimmy alla scoperta del retrovirus – è calata nella macrostoria, ancorata e spiegata in virtù degli eventi storico-sociali, culturali e politici del suo tempo. Non è cronaca, nel libro di Mukherjee: è storia. Non una sequenza asettica e fredda di date, nomi ed eventi; bensì vita, pensieri, emozioni: la rabbia per la ricerca che porta a nulla, la frustrazione per i finanziamenti negati; la gioia per la scoperta che cambia l'ordine delle cose o anche solo per il miglioramento degli esami di un paziente...
Il racconto scorre fluido, in un narrare piacevole e accattivante, che tiene incollati alla pagina con la suspance degna dei migliori thriller: 700 pagine che letteralmente si divorano. La dimostrazione che è possibile "raccontare" la scienza. Certo, bisogna essere dannatamente bravi!


E questo nonostante l'argomento, che fa paura.
E tanto più fa paura quando, narrate le conquiste nella cura dei tumori nel corso del tempo, il libro ripercorre le tappe della ricerca delle origini del Male (non l'atrabilis di galeniana memoria): quali le cause? quali le dinamiche?
"Nulla si inventa, nulla è estraneo. La vita del cancro riproduce la vita del corpo, la sua esistenza è uno specchio patologico della nostra... Questa tuttavia non è una metafora. Fino nel loro nucleo molecolare, le cellule tumorali sono copie iperattive, capaci di sopravvivere, litigiose, feconde e inventive di noi stessi."
"Geni anomali governavano tutti gli aspetti del comportamento del cancro. Cascate di segnali aberranti, che si originavano da geni mutanti, si allargavano nella cellula tumorale, promuovendo la sopravvivenza, accelerando la crescita, permettendo la mobilità, arruolando vasi sanguigni, migliorando il nutrimento, prendendo ossigeno - sostenendo, insomma, la vita del cancro."
Un bizzarro, sconvolgente, gioco di mutazioni nei nostri geni. E il nostro corpo replica se stesso e le dinamiche che garantiscono la vita, in maniera anomala, anormale, un'iperbole di se stesso, immortale. Semplicemente, banalmente. Tragicamente.
Giunti alla fine del libro ci si sente impotenti. La fiducia data dalla consapevolezza dei progressi compiuti nella cura del Male, narrati nei primi due terzi del libro, soccombe di fronte alla lucida descrizione dell'oncogenesi, alla consapevolezza che abbiamo in noi un numero infinito di invisibili bombe ad orologeria, che imprevedibili e accidentali combinazioni di caso ed eventi esterni possono in qualunque momento innescare.
Bombe, che in parte la medicina ha imparato a disinnescare. In buona parte? O solo in parte?
"Questa storia della genesi di un cancro - di sostanze cancerogene che causano mutazioni di geni interni, scatenando cascate di segnali in cellule che poi seguono il ciclo di mutazione, selezione e sopravvivenza - rappresenta lo schema più convincente che abbiamo della nascita del cancro".
(Passi tratti da Siddhartha Mukherjee, L'imperatore del male, vincitore del premio Pulitzer 2011)

giovedì 2 febbraio 2012

La chiave di Sara

Zakhor. Al Tichkah.
Ricorda. Non dimenticare mai.



"Michel.
Gli anni sono passati e io conservo ancora la chiave
La chiave del nostro nascondiglio segreto.
Sai, l'ho tenuta per ricordarti, toccandola giorno dopo
giorno. Non me ne sono mai separata dal 16 luglio 1942.
Nessuno qui sa. Nessuno qui sa della chiave, di te.
Te nell'armadio a muro.
Mamma, papà.
Il campo.
L'estate 1942. E chi sono io realmente."
(Tatiana de Rosnay, La chiave di Sara)