domenica 27 novembre 2011

Cara sorella

Milano, 26-27 novembre 2011. E prima Parigi, e Roma. E poi ancora...



"Vedi, cara sorella, la terra mi parla di te e tutto quello che vedo lo vedo due volte,
perché ho i miei e i tuoi occhi per affrontare il mondo"
(Paola Calvetti, Cara sorella)


photo by isi

sabato 26 novembre 2011

Rose bianche e tulipani lilla

A una dolce, forte amica, che ha in sé la vita come l'alba di un giorno di inizio estate.
E al compagno dei suoi giorni.

Mark Knopfler, Romeo & Juliet

photo by isi

domenica 20 novembre 2011

Il mondo non è perfetto

Ieri sera ho rivisto le luci sul Lago. 
A distanza di pochi mesi, loro sempre lì (imperturbabili, affascinanti, forse anche romantiche), a specchiarsi sull'acqua placida, nel nero della notte. 
Come si specchiavano allora, quando assistevano indifferenti alle ultime battute, quei pochi giorni sui quali già incombeva la parola "fine".


"La morte d'un amore è come la morte di una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l'hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato. Ti sembra d'essere rimasto con un occhio solo, un orecchio solo, un polmone solo, un braccio solo, una gamba sola, il cervello dimezzato, e non fai che invocare la metà perduta di te stesso: colui o colei con cui ti sentivi intero.
Nel farlo non ricordi nemmeno le sue colpe, i tormenti che ti inflisse, le sofferenze che ti impose. Il rimpianto ti consegna la memoria d'una persona pregevole anzi straordinaria, d'un tesoro unico al mondo, né serve a nulla dirsi che ciò è un'offesa alla logica, un insulto all'intelligenza, un masochismo (in amore, la logica non serve, l'intelligenza non giova, e il masochismo raggiunge vette da psichiatria).
Poi, un po' per volta, ti passa.
Magari senza che tu ne sia consapevole lo strazio si smorza, si dissolve, il vuoto diminuisce, e il rifiuto di rassegnarti ad esso scompare. Ti rendi finalmente conto che l'oggetto del tuo amore morto non era né una persona pregevole anzi straordinaria né un tesoro unico al mondo, lo sostituisci con un'altra metà o supposta metà di te stesso, e per un certo periodo recuperi la tua interezza. Però sull'anima rimane uno sfregio che la imbruttisce, un livido nero che la deturpa, e ti accorgi di non essere quello o quella che eri prima del lutto. La tua energia s'è infiacchita, la tua curiosità s'è affievolita, e la tua fiducia nel futuro s'è spenta perché hai scoperto d'aver sprecato un pezzo di esistenza che nessuno ti rimborserà.
Ecco perché, anche se un amore langue senza rimedio, lo curi e ti sforzi di guarirlo. Ecco perché, anche se in stato di coma boccheggia, cerchi di rinviare l'istante in cui esalerà l'ultimo respiro: lo trattieni e in silenzio  lo supplichi di vivere ancora un giorno, un'ora, un minuto. Ecco infine perché, anche quando smette di respirare, esiti a seppellirlo o addirittura cerchi di resuscitarlo. Alzati, Lazzaro, e cammina..."
(Oriana Fallaci, Inshallah)


photo by isi

venerdì 18 novembre 2011

Cosa tiene accese le stelle


"Tra vent'anni sarai più deluso dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. 
E allora molla gli ormeggi. 
Lascia i porti sicuri. 
Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. 
Esplora. Sogna" 
(Mark Twaine, cit. in Mario Calabresi, Cosa tiene accese le stelle)

martedì 15 novembre 2011

Tutto quello che conta

«... è che non bisogna aver paura di lasciare, perché tutto quello che conta non ci lascia mai. Anche quando non vogliamo»
«Quindi alla fine non si lascia niente e nessuno»
«Già...»
«... Che bella fregatura!»

Ferzan Ozpetek, Mine vaganti

lunedì 14 novembre 2011

Aquae in rete

14 novembre 2011, ore 11.00
va in rete il sito del Progetto Aquae Patavinae 
dell'Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Archeologia


domenica 13 novembre 2011

Mark Knopfler

9 luglio 2010


9 novembre 2011...


"è bello che dove finiscono le tue dita debba in qualche modo incominciare una chitarra"
Mark Knopfler - Padova 9.11.2011
Mark Knopfler - Padova 9.11.2011 pk
Mark Knopfler, Marbletown

photo by valx

sabato 12 novembre 2011

Nessuna notte è infinita...

"Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha ricevuto oggi alle ore 21.00 al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, onorevole Silvio Berlusconi, il quale, essendosi concluso l'iter parlamentare di esame e di approvazione della legge di stabilità e del bilancio di previsione dello Stato, ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto." (dal Comunicato della Presidenza della Repubblica) 

E che sia per Te l'alba di un giorno nuovo, povera nostra Italia, violentata, umiliata, derisa e calpestata nel nome dell'interesse di pochi...
Sarà un'alba lunga, dolorosa e faticosa, per uscire dall'inutile assurda agonia di questi ultimi 17 anni.
Auguri, amata Italia!

photo by isi

giovedì 10 novembre 2011

Echi di galateo

Soave il gusto di quei piccoli gesti antichi e non ostentati, che ti fanno capire come – anche se declinati tra colleghi a un pranzo di lavoro o tra amici di vecchia data – in quel frammento di dinamica tra un uomo e una donna, sei tu il centro del mondo...

domenica 6 novembre 2011

Canna da zucchero

"Cosa cazzo ne avevo fatto di tutta la vita fino ad allora?
Un precariato infinito di emozioni, luoghi e persone, soprattutto di persone.
Di persone che avevo amato e lasciato, che mi avevano amata e lasciata. Ma non se n'erano mai andate. Loro erano tutte assieme qualcosa di me. Perché la mia paura più grande, in fondo, era perderle veramente."
(Carla Menaldo, Canna da zucchero

Rossa!

Ho una bici rossa. Nuova, bella, bellissima.
Mi piacciono tanto le bici rosse. Me ne regalarono una per il mio decimo compleanno. La Graziella, quella l'avevo sfasciata andando a tutta velocità contro il muro del cortile alla fine dell'estate, sotto lo sguardo attonito di mamma e papà: un gesto che nessuno ha mai capito e che io non ho mai spiegato. Ma la Graziella era bianca.
Poi arrivò la bici rossa, una Francesco Moser, l'idolo dei tempi. Ma era una bici "da grande", non toccavo terra neppure abbassando del tutto il sellino, perciò l'avevano parcheggiata sul pianerottolo di casa, appoggiata alla balaustra delle scale. Quell'inverno, passai ore sulla mia bici rossa, a immaginarmi, oltre il muro delle scale, strade infinite nella libertà dell'estate che quella bici mi prometteva, ammiccando con il suo telaio brillante.
E adesso ho una bici rossa, nuova, di nuovo. Un regalo bellissimo, che ammicca dal terrazzo dove l'ho riparata dalla pioggia di questi giorni, portando con sè nuove promesse, nuove strade, forse anche nuove libertà.


photo by isi

sabato 5 novembre 2011

Roman e il suo cucciolo

DOPO LA CADUTA
Alessandro Gassman interpreta e dirige “Roman e il suo cucciolo”

"Un teatro necessario è quello a cui Alessandro Gassman vuole dare corpo e sostanza con i suoi spettacoli. Così è stato nella scorsa stagione con il pluripremiato “La parola ai giurati” di Reginald Rose sul tema della giustizia ed ora con il nuovo “Roman e il suo cucciolo”, traduzione e adattamento di Edoardo Erba di un’opera degli anni Ottanta di Reinaldo Povod, "Cuba and His Teddy Bear", sulla condizione degli immigrati cubani nel sud-est degli Stati Uniti. Trasposta nel contesto della realtà di una periferia urbana in Italia, l’opera nella lettura proposta dalla sensibile regia di Gassman, che ne è anche emozionante e vigoroso protagonista, diviene strumento di denuncia dell’emarginazione di etnie “altre” all’interno del nostro paese e più in generale nella società contemporanea.

Il nucleo narrativo si snoda intorno alle figure contrapposte di un padre-padrone (Roman, interpretato da Gassman) e un figlio (il Cucciolo del disinvolto esordiente Giovanni Anzaldo), fragile e sognatore, che si amano, ma non si comprendono. Il loro, però, non è solo un conflitto generazionale: a separarli è soprattutto il rifiuto da parte del figlio delle origini del padre, un rumeno rifugiatosi in Italia con la madre dopo la caduta del regime di Ceausescu e divenuto spacciatore di droga per vivere. Un rapporto tormentato che per incapacità comunicativa sfocerà in tragedia in un’estrema affermazione d’amore paterno.


Realizzato con innesti di tecnica cinematografica (opera di Marco Schiavoni) con la proiezione sul velatino che chiude il boccascena di immagini oniriche ed evocative, o con quella del traffico automobilistico sullo sfondo della scena a sottolineare il degrado e lo squallore dell’ambiente, lo spettacolo prende il pubblico alla gola, chiamandolo in causa su quanto accade sotto i suoi occhi in una quotidianità che spesso viene rifiutata in blocco.

Sostenuta da eccellenti attori che incarnano con partecipe professionalità un’umanità sofferente ed emarginata, Manrico Gammarota (a cui va una menzione speciale per la sua sensibile interpretazione di Geco, l’amico di famiglia), Sergio Meogrossi (l’ambiguo Che), Matteo Taranto (l’irruente sfruttatore Dragos), Natalia Lungu (la fragile prostituta) e Andrea Paolotti (tracotante pusher), la pièce offre emozioni autentiche e motivi di riflessione."

Caterina Barone (da Scénario, www.inscenaonline.altervista.org)