sabato 31 dicembre 2011

2011

resteranno impressi, indelebili, nella memoria...


... tutto il resto, sono cose che dimentico
"Qui nel girone invisibili 
per un capriccio del cielo 
viviamo come destini 
e tutti ne sentiamo il gelo... il gelo" 

The Artist

"... The Artist è una parodia nel senso letterale del termine, cioè una riscrittura, un'imitazione che gioca su vari modelli d'epoca, collocando il clou della storia in un momento fatidico per il cinema, quel biennio 1927/28 quando prese a parlare: una vera rivoluzione, già rievocata nell'incantevole commedia musicale Singin in The Rain. Per The Artist, Hazanavicius attinge a questo e altri generi incluso il melò (a partire da A Star is Born); mentre la star George Valentin impersonata da Dujardin ha il baffetto sciupa femmine dell'avventuroso e romantico Douglas Fairbanks, e la Peppi incarnata da Bérénice Béjo è un tipetto spiritoso e vivace alla Claudette Colbert. La vicenda è quella di un divo che tramonta, di una stellina che ascende e di una reciproca attrazione amorosa che si concretizza in un delizioso happy end. Ma, a dispetto di quanto abbiamo scritto, The Artist non è un prodotto di nicchia riservato ai più cinefili. Girando in loco con parecchie maestranze americane, Hazanavicius è riuscito infatti a realizzare un film che ha le carte in regola per essere davvero un film muto hollywoodiano, e di quelli ottimi: copione, fotografia, costumi, ambienti, cast, tutto è perfetto, incantevole. D'altro canto la commedia è moderna per il filtro di un ironico distacco (sottolineato da una colonna sonora in cui troviamo persino il tema dell'hitchcockiano Vertigo), che però non va mai a detrimento della partecipazione emotiva."
(Alessandra Levantesi, La Stampa)


"Può un film in bianco e nero e (quasi) interamente muto, proiettato in formato quadrato nonché lievemente accelerato (22 fotogrammi al secondo invece dei consueti 24) rompere il tacito patto tra il critico e lo spettatore? Certamente sì, nel caso di «The Artist» del francese Hazanavicius (candidato non a caso a cinque Golden Globes): rinunciando al dovere professionale di mediare tra i diversi gusti dei diversi pubblici, il primo dichiarerà al secondo di non accettare controversie perché si tratta di un capolavoro." 
(Valerio Caprara, Il Mattino)

"A volte, si attribuisce troppo spesso, ad un film, l’etichetta di capolavoro ma per questa stupenda pellicola non si rischia di abusare del termine. Che poi il lungometraggio probabilmente più bello di questo 2011 non sia parlato e a colori la dice lunga su cosa si intenda per «magia del cinema». Certo, l’idea è originale. Fare un film Muto che racconti l’avvento del Sonoro è da applausi. Una sfida azzardata ma vinta a pieni voti. Merito di Michel Hazanavicius che ha confezionato un gioiello artistico assoluto."
(Maurizio Acerbi, Il Giornale)



giovedì 15 dicembre 2011

Le anime nobili

Padova, Istituto Oncologico Veneto I.R.C.C.S.
Sulla porta del Punto prelievi...


martedì 6 dicembre 2011

Elektra - Hugo von Hofmannsthal

"La Grecia di Hofmannsthal è quindi un'invenzione onirica del poeta, un incubo ossessivo dell'autore, insomma un sogno. O meglio l'analisi antelitteram dei sogni. Per questo ho deciso di ambientare la vicenda in un palazzo escheranamente distorto, dove i personaggi, vestiti in abiti da manicomio, con reminiscenze shakesperiane più che sofoclee, devono ad ogni parola pronunciata sbugiardare la possibilità di essere personaggi tragici e confermare la tragicità di non sapere più chi essi siano realmente: personaggi che fanno vivere l'incubo di Elettra, o incubi essi stessi di chi li guarda?"
(Carmelo Rifici, libretto di sala)




"È una patologia della mente quella che accomuna servi e padroni nel palazzo degli Atridi, livido e claustrofobico come può esserlo un ospedale psichiatrico all’interno del quale si muovono larve umane, i cui movimenti schizoidi rivelano la loro infermità (icastiche le serve di Francesca Botti, Giovanna Mangiù, Silvia Masotti, Chiara Saleri, Lucia Schierano). Niente segue più la scansione normale della vita: tutto sembra essersi fermato al momento della feroce uccisione di Agamennone per mano della moglie Clitemestra e del suo amante Egisto. Le serve strofinano parossisticamente le macchie di sangue che lordano il pavimento, coalizzate tra loro in aperta ostilità contro Elektra, emarginata e maltrattata, chiusa nel suo odio contro la madre, in spasmodica attesa del ritorno del fratello Oreste e dell’agognata vendetta.

Non indulge al patetismo Carmelo Rifici nella sua messa in scena, densa di richiami shakespiriani e di citazioni letterarie, dell’Elektra di Hugo von Hofmannsthal: punta, invece, sulla forza espressiva di un’interprete del calibro di Elisabetta Pozzi, che rende con sorvegliata efficacia la ferocia e il rancore che le minano anima e corpo. Intorno a lei si raggruma un’umanità malata, piagata nell’intimo, sconvolta dai propri interiori tormenti, come la sorella Crisotemi (impersonata con efficacia da Marta Richeldi), costretta suo malgrado a condividere l’infelice sorte di Elektra, quando invece vorrebbe poter vivere con pienezza il proprio destino di giovane donna. Il suo essere sembra cristallizzato in una forma che non le appartiene più, quella di fanciulla ormai appassita, come mostra l’abito da bambola gualcito che indossa.

Vittime e carnefici sono lacerati in uguale misura da fantasmi della psiche: Clitemestra (una tormentata Mariangela Granelli), sconvolta da incubi notturni, scanna vittime sacrificali per placare gli spettri che l’assediano e invano chiede aiuto all’odiata figlia. I volti devastati da maschere rugose rivelano i torbidi meandri dell’anima, segnando la fisionomia delle serve, di Crisotemi, di Clitemestra e di Egisto (uno spettrale Alberto Fasoli), mentre Oreste (l’appassionato Massimo Nicolini) al suo insperato apparire mantiene una sorta di incontaminata purezza. Percorre tutto lo spettacolo la musica creata da Daniele D’Angelo, un originale impasto sonoro di melodie, rumori, dissonanze a commento dell’azione."
(Caterina Barone, Corriere del Veneto)

sabato 3 dicembre 2011

Tra protostoria e storia

"Tra protostoria e storia, volume numero 20 della Collana, inaugura una nuova linea di pubblicazioni, ossia le raccolte di studi con le quali si desidera omaggiare l’attività di quanti sono stati (ma di fatto continuano ad essere) voci importanti nel campo degli studi. Non un ambito di ricerca in senso proprio, quindi, bensì lavori corali, i cui fili conduttori sono il rispetto e l’affetto di colleghi, amici e allievi."

"In quanto raccolta di studi in onore di una collega, il volume Tra protostoria e storia si presenta necessariamente molto variegato dal punto di vista dei contenuti: cronologicamente copre un arco che va dall’età pre-protostorica sino ai giorni nostri, laddove i contributi dedicati al mondo protostorico, ambito di ricerca di Loredana Capuis, sono i più numerosi con il denominatore comune dell’aggiornamento sia dell'archeologia protostorica, sia di quella “storica”.
Ma anche le tematiche trattate sono molteplici, con contributi su nuovi rinvenimenti o rivisitazioni critiche di problemi ancora aperti: i materiali, innanzitutto, nella doppia prospettiva della produzione e della circolazione, testimonianza dei commerci e della diffusione non solo di merci ma anche di cultura in senso lato; e le novità legate allo studio del territorio e delle sue dinamiche di occupazione e sfruttamento, con una particolare attenzione per l’ambito veneto; ancora, la ricerca iconografica, già oggetto di studi di Loredana Capuis, anch’essa declinata in senso trasversale dalle attestazioni di età protostorica, attraverso la stagione classica, fino alla presenza dell’antico nel patrimonio artistico e nel collezionismo di età moderna. E non mancano infine considerazioni di grande attualità come quelle dedicate alla legislazione sul “paesaggio”, inteso come territorio e cultura.
Eppure, nonostante la varietà dei contributi che lo compongono, un filo rosso percorre tutti gli scritti senza esclusione alcuna: un filo che è dato dal rigoroso metodo con cui tutte le ricerche sono condotte, e che testimonia la solidità di una scuola di studi – che trascende le singole realtà accademiche – di cui Loredana Capuis è stata ed è voce preziosa, fondamentale, vivace."

giovedì 1 dicembre 2011

Gesti antichi e aromi di terre lontane

Ho fatto un massaggio oggi.
Era quel che restava di un regalo natalizio dello scorso anno. Un regalo bello, magnifico, nella cornice fatata di una cena da Antonio, perché là andavamo nelle serate speciali. E quella era una serata speciale.

Le tovaglie color panna, la candela accesa che sbocciava dal gioco di tulle del centrotavola, il palato accarezzato dal gusto sobrio di pietanze al tempo stesso raffinate e semplici, le premure discrete di Antonio...
E nel mezzo quelle due buste, che avevano all'interno un mondo fino ad allora sconosciuto, la promessa di attimi di vita sospesa nei quali il calore dell'acqua termale avrebbe saputo spegnere, lui solo, la rabbia e la delusione di un'occasione mancata, il dolore recente che toglieva il senno e strozzava il respiro.
Mi aveva riso il cuore, quando avevo aperto le buste e avevo letto, con incredulità e gioia quasi infantili...
Che regalo meraviglioso!

Restava il massaggio: trattamento hammam marocchino. Piacevole, rilassante eco tutta occidentale di altri gesti e altri aromi, un ripetere abituale di movimenti meccanici (moda, non "rito"), che sanno pulire il corpo ma non riescono a curare l'anima.

Ferzan Ozpetek, Hamam - Il bagno turco

Settembre 2010. Ad Efeso per un convegno. Un giorno, finiti i lavori, il mio primo bagno turco. E lì, lavata da mani esperte e abbandonata al silenzio dell'hamam, tra il vapore che gocciava mentre la volta risuonava della chiamata alla preghiera della sera, ho capito: in quel preciso istante, la resa totale e incondizionata a quella terra di sole e di spezie, ai suoi occhi neri e profondi che ti scrutano senza pudore, entrano in te, nelle ossa e nel sangue, ti possiedono con sguardi antichi tanto violenti quanto sensuali.
"... hamam, l'amore per tutte le cose, tradizione...
e dare sollievo alla carne per arrivare a dare sollievo allo spirito"


photo 2 by isi