sabato 5 novembre 2011

Roman e il suo cucciolo

DOPO LA CADUTA
Alessandro Gassman interpreta e dirige “Roman e il suo cucciolo”

"Un teatro necessario è quello a cui Alessandro Gassman vuole dare corpo e sostanza con i suoi spettacoli. Così è stato nella scorsa stagione con il pluripremiato “La parola ai giurati” di Reginald Rose sul tema della giustizia ed ora con il nuovo “Roman e il suo cucciolo”, traduzione e adattamento di Edoardo Erba di un’opera degli anni Ottanta di Reinaldo Povod, "Cuba and His Teddy Bear", sulla condizione degli immigrati cubani nel sud-est degli Stati Uniti. Trasposta nel contesto della realtà di una periferia urbana in Italia, l’opera nella lettura proposta dalla sensibile regia di Gassman, che ne è anche emozionante e vigoroso protagonista, diviene strumento di denuncia dell’emarginazione di etnie “altre” all’interno del nostro paese e più in generale nella società contemporanea.

Il nucleo narrativo si snoda intorno alle figure contrapposte di un padre-padrone (Roman, interpretato da Gassman) e un figlio (il Cucciolo del disinvolto esordiente Giovanni Anzaldo), fragile e sognatore, che si amano, ma non si comprendono. Il loro, però, non è solo un conflitto generazionale: a separarli è soprattutto il rifiuto da parte del figlio delle origini del padre, un rumeno rifugiatosi in Italia con la madre dopo la caduta del regime di Ceausescu e divenuto spacciatore di droga per vivere. Un rapporto tormentato che per incapacità comunicativa sfocerà in tragedia in un’estrema affermazione d’amore paterno.


Realizzato con innesti di tecnica cinematografica (opera di Marco Schiavoni) con la proiezione sul velatino che chiude il boccascena di immagini oniriche ed evocative, o con quella del traffico automobilistico sullo sfondo della scena a sottolineare il degrado e lo squallore dell’ambiente, lo spettacolo prende il pubblico alla gola, chiamandolo in causa su quanto accade sotto i suoi occhi in una quotidianità che spesso viene rifiutata in blocco.

Sostenuta da eccellenti attori che incarnano con partecipe professionalità un’umanità sofferente ed emarginata, Manrico Gammarota (a cui va una menzione speciale per la sua sensibile interpretazione di Geco, l’amico di famiglia), Sergio Meogrossi (l’ambiguo Che), Matteo Taranto (l’irruente sfruttatore Dragos), Natalia Lungu (la fragile prostituta) e Andrea Paolotti (tracotante pusher), la pièce offre emozioni autentiche e motivi di riflessione."

Caterina Barone (da Scénario, www.inscenaonline.altervista.org)

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